La prospettiva di genere nelle forze armate italiane
di Rosa Vinciguerra
Nell’ottobre del 2000, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha riconosciuto le disuguaglianze di genere come una delle cause che impediscono la pace e la stabilità durature nelle aree geografiche vittime di conflitti e crisi umanitarie. Grazie alla risoluzione n.1325 e a quelle ad essa successive, la protezione delle donne dalle violenze sessuali nei conflitti armati e dallo stupro come arma di guerra, insieme al loro coinvolgimento nelle fasi di ricostruzione, diventano temi strategici per la sicurezza globale. Le risoluzioni, meglio note come sistema “Donne, Pace e Sicurezza”, dettano un’agenda globale che coinvolge tutti gli Stati membri e le organizzazioni regionali come la Nato e l’Unione Europea. Istituzioni particolarmente impegnate nell’attuazione dell’agenzia sono le Forze armate dei Paesi contributori di truppe alle quali viene chiesto di formarsi e di agire adottando una prospettiva di genere durante le missioni nei contesti operativi di post conflitto e di schierare unità di personale militare femminile per sostenere le popolazioni femminili locali.
Il presente contributo offre un quadro dell’attuazione della prospettiva di genere nelle Forze armate italiane con un focus particolare sulla formazione e sulla componente del personale militare femminile