L’equivalenza dei criteri di aggiudicazione degli appalti come tutela dell’interest rei publicae
di Nicola Andriulli
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di dimostrare come il principio di equivalenza dei criteri di aggiudicazione sancito nel d.lgs. n. 163/2006, parzialmente superato nell’attuale Codice degli Appalti, sia funzionale al perseguimento dell’interesse pubblico di cui la stazione appaltante è portatrice ed al corretto svolgimento delle dinamiche concorrenziali all’interno del mercato di riferimento.
Tale obiettivo viene raggiunto muovendo dalla previgente disciplina in materia, dove la scelta del canone di selezione della migliore offerta era affidato alla discrezionalità dell’Amministrazione.
Quest’ultima era esercitata fondamentalmente nella fase di formazione della volontà della stazione appaltante ed acquistava particolare pregnanza ove chiamata a non aggiudicare il contratto o a revocare l’aggiudicazione definitiva.
Il nuovo Codice degli Appalti, inizialmente, ha collocato il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa in posizione privilegiata, per limitarla, successivamente agli affidamenti sopra la soglia comunitaria.